New York, uno scrittore e un autoritratto lungo un anno

Il bello delle fotografie è che sono fisse e immobili solo in apparenza. Esse, in realtà, sono un fotogramma perfetto di un racconto capace di farsi e rifarsi, costruirsi e sempre narrarsi a chi era lì presente e per chi possiede occhi capaci di interrogarsi, figli della curiosità e della meraviglia mai ferme. Le fotografie rivelano il tempo che è stato, l’identità di cui eravamo testimoni e portatori, le evoluzioni e le trasformazioni. Un viaggio nel passato mentre già si viaggia, inconsapevoli, verso il futuro: avevate mai pensato che nell’istante in cui stringiamo tra le dita una fotografia in realtà accade ciò?

Partendo dalla mia personalissima filosofia sulla fotografia – e di quest’arte potrei parlare per ore -, nonché dalla mia passione per la fotografia, mi sono accostata a un libro, preferendolo sin da subito per simpatia e affinità a un altro, inserendomi così in un gruppo di lettura dedicato alle Geografie.

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CEDERE – e altre cose dette d’amore

Intervista ad Alessandro Ardigò

È pensiero diffuso che la poesia sia cosa complessa, complicata e difficile: sarà colpa della polisemia che apertamente dichiara per ciascuna parola scandita. O delle metafore, delle figure retoriche. Eppure in ogni istante delle nostre esistenze, ogni singola parola – letta, ascoltata, ritrovata – può condurre in caduta libera su ricordi, sentimenti, emozioni, sensazioni. Che stiamo guidando, lavando piatti, spingendo carrelli della spesa, la poesia è lì in agguato, per ricondurci a noi o lontano da noi, in un presentarsi di più significati legati e annodati alla nostra storia interiore, privata, a tratti segreta.

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SETTEMBRE CHE PIOVE

II Meteo a Settembre dovrebbe essere una massima generale: “Pioggia all’occorrenza”.

Per tutti gli anni, per ogni estate che finisce.

Già immagino tutti i Meteo a fine telegiornale, le voci, i tubini aderenti e le cravatte strizzate.

L’autunno in qualche modo dovrà pur avanzare nei nostri stati d’animo, che lo vogliamo o no. E allora “Piogge a Settembre, prepararsi per l’evenienza. Raccomandiamo un ombrello sempre pronto in borsa” potrebbe essere il miglior annuncio meteorologico. Un classico, un evergreen, uno di quelli passepartout per il mese che riduce i costumi da bagno sotto mano.

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Eva, almeno un bacio! – parte prima

A un anno di distanza dalla mail assurda con sequel da pazzi che ne è nato – vi lascio il link sotto se vi siete persi lo show -, ieri sera Eva è tornata a sorprenderci con una mail di invito. Altro giro, altra corsa, verrebbe da dire, citando il suo motto preferito per un determinato campo e spesso adattato ad altri settori, sempre ludici e ricreativi. Altro giro, altra corsa: altra réunion a distanza.

Questa volta, però, è riservata a una élite altamente selezionata: le “Vandale al sole”. Chi sono? – vi starete chiedendo. Siamo noi, ma ve lo spiego un’altra volta noi chi. Posso solo dirvi che “Vandale al sole” è il nome della nostra chat whatsapp.

La mail è arrivata con un oggetto bizzarro: “Baci diabete a mille”.

Il testo è promettente.

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Il misterioso Carlo Falcoli e il suo unico libro scritto: Racconto di sassi e altre pietre preziose

Era come se un giorno tutte le cose del mondo si fossero ammutinate.”

Se fosse una canzone: un’aria, L’Italiana in Algeri, di Rossini

Se fosse un colore: rosso

ESTERNO SETTEMBRE – ATTO PRIMO

– Dov’è che dobbiamo andare?

– Prova di là.

– Ma la barca dov’è?

– Dobbiamo arenarci su una banchina.

– Speriamo ci diano anche una panchina, allora; coi tacchi, in piedi non voglio starci.

Dovevamo parlare di un libro strano, di un autore introvabile, invece siamo finiti alla presentazione di un altro titolo e di un altro nome. Il mare sullo sfondo, negli occhi.

INTERNO DICEMBRE – ATTO SECONDO

– Perché non in auto, sotto gli occhi di tutti? Abbiamo pure le mascherine.

– Guarda lì, accosta, e fregatene se suonano il clacson. È Bari. Andiamo nel mio ufficio.

Sportelli che sbattono, freddo di colpo addosso, passi: di lui più lunghi, di lei più frequenti; entrambi, gambe lunghe e penne abili.

Ironia e poesia, cose scordate  e cose riconosciute in guizzi di sguardi.

La soglia di un palazzo antico e importante varcata. Gli sguardi si allungano come fossero d’Acqua. Mi metto in posa per la misurazione della temperatura (a debita distanza persino dal macchinario, ndr) e poi su: gradini di marmo e rampe a far girare la testa per la bellezza tutt’intorno, prendi questo corridoio, supera quell’angolo, svolta a destra, imbocca la porta a sinistra, seguimi, non ti perdere.

– Poggio la mia roba qui, sullo sgabello del Papa.

– Hai già avviato la registrazione?

– Certo. Quando ho detto che saremmo durati dieci minuti, io e te.

La verità, però, è che se si parla di un libro e di uno scrittore in particolare, “dieci minuti” è un luogo immaginario non fedele alla dimensione temporale.

RACCONTO DI SASSI E DI ALTRE PIETRE PREZIOSE

C’è un libro come un’opera teatrale. Overture, Atto I, Intervallo, Atto II – le sue stanze.

Porta, rivela e daccapo cela un mistero.

Ho cercato lo scrittore, Carlo Falcoli: nome semplice ma introvabile persino su Internet, persino per me. Alla fine è venuto fuori un suo amico di liceo, disposto a parlarmi di lui e di questa strana opera, edita da Adda. Ho avuto risposte come capriole e altre riflessive, un gioco di specchi, non solo di rimandi; ho cercato di far evitare voli pindarici (perché sappiamo bene quale fine abbia fatto Pindaro); sinfonia, fantasie di pioggia e arcobaleni.

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CULTURA: QUESTA SCONOSCIUTA PER IL GOVERNO

Che la comunicazione, a livello istituzionale, non fosse curata bene, l’avevamo già capito a Maggio, con i dpcm che parlavano di “congiunti”, questi sconosciuti (e non solo giuridicamente parlando).

Da qualche settimana, la sconosciuta perfetta del nostro Governo è la Cultura, questo sostantivo femminile, singolare ma infinitamente plurale, a cui dò la lettera maiuscola.

Cultura: parola bellissima dal punto di vista socio-antropologico: definisce un popolo, in diversi momenti storici e nelle sue tappe evolutive, tanto da farlo divenire il popolo.

Cultura: tre sillabe, portata esponenziale di significato che tenderebbe ad arricchirsi all’infinito, senza limiti, integralmente; premessa e risultato nuovo di processi di inculturazione e acculturazione, con ricadute su piani formali e informali, in un circolo virtuoso.

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Ciao, uomo di Tiresia

Era il 17 Luglio 2019, poco più di un anno fa, quando lo scrittore Andrea Camilleri ci ha lasciati.

Ci ha lasciati l’uomo, ci ha lasciati lo scrittore. Soprattutto, ci ha lasciati la sua grande mente capace di respirare sempre e non essere accecata mai.

La sua vita ha tanto da insegnarci, la tenacia e il coraggio soprattutto, insieme al non arrendersi, anzi: insieme all’arrabbiarsi e mescolare quella rabbia alla propria passione. Forse nasce così la determinazione, quella che segna l’obiettivo e manda tutti al diavolo.

Chissà come si sono sentiti i primi dieci editori che hanno scartato il suo primo romanzo, Il corso delle cose, quando hanno visto letteralmente volare Camilleri sulle loro teste, anni dopo e lavori acclamati dal pubblico su ogni fronte. “È il corso delle cose” direbbe forse oggi con la sua ironia, anche in merito alla sua scomparsa, lui che era felice di vivere e non temeva la morte.

Il suo primo romanzo nasceva per una promessa fatta a suo padre: quella di scrivere la storia che Andrea aveva inventato per lui accudendolo in ospedale prima che morisse. Fu proprio suo padre a dirgli di scriverla così come l’aveva raccontata a lui, con quelle espressioni dialettali che colorivano e intensificavano la narrazione, la rendevano più vera, più verista. Una storia, quella narrata nel primo romanzo, nata parallelamente alla vita reale. La vita di uno scrittore è così: procede in parallelo su due, tre o più binari, portandolo in diverse dimensioni, e non sempre quella sua privata e personale viaggia sugli stessi stati d’animo narrati. I personaggi hanno una vita propria, a un certo punto, e lo scrittore, volente o nolente – devi seguirli, assecondarli, stargli dietro. Non si può fare altrimenti. Così come lo stesso Camilleri racconta ne I racconti di Nenè:

Fin quando un personaggio non è in grado di alzarsi dalla pagina e cominciare a camminarmi per la stanza, quel personaggio, secondo me, ancora non è risolto”.


(da Andrea Camilleri, I racconti di Nenè, raccolti da Francesco Anzalone e Giorgio Santelli, Feltrinelli)
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Leggo un nome: Chernobyl

Il testo che segue risale al 2011. All’epoca è stato pubblicato su molte riviste cartacee a diffusione nazionale. Lo riporto oggi qui, per un motivo particolare e una persona eccezionale. Nel Dietro le quinte, in fondo al brano, tutti i dettagli.

Ho cinque anni. Forse ne ho già compiuti sei. Non ricordo. Potrei perfezionare questo ricordo. Chernobyl, come semplicemente chiamiamo quel disastro, è stato nell’85 o nell’86? Basterebbe poco per perfezionare il ricordo. Poco quanto un click. Ma non lo farò. Che importanza ha una data, un insieme di numeri che comunque non cambierà il corso della storia? Chernobyl è stato. È accaduto. Numero più, numero meno. Frequento l’ultimo anno di asilo. Ci impediscono di giocare in giardino. “È pericoloso!”, dicono. E ci rido su. L’aria che respiriamo è la stessa, che ci troviamo su un prato o al centro di una strada. Ci hanno impedito, ma io già voglio scoprire il perché dei divieti. Così, mentre mamme e maestre parlano, io e la mia migliore amica d’asilo sfidiamo quel divieto. Forse anche la sorte. Sgattaioliamo fuori, facciamo il perimetro del giardino trattenendo il fiato. Senza respirare! Per vedere chi ce la fa di più.

Ho dieci anni. Ho il sussidiario. Lo sfoglio. Mi blocco.

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Il marketing diventa solidarietà: l’importanza della comunicazione

Ieri, guardando il Tg1, un servizio ha richiamato totalmente la mia attenzione. In particolare, la voce e il volto di un uomo, l’importanza di quello che stava condividendo e l’immenso potenziale di quanto dichiarava.

Parlava, fondamentalmente, di sé, di una sua idea che è opportunità e incoraggiamento per gli altri.

Subito dopo il servizio, ho svolto la mia ricerca sul web, approdando al sito di cui avevo sentito parlare.

www.portaledellarinascita.it

Il sito, voluto e creato dall’imprenditore Michele Porta per sostenere tutti i suoi colleghi (e non solo), offre consigli pratici di marketing, attuabilissimi da chiunque abbia buona volontà e conoscenze basilari di gestione pagine social e blog; mette a disposizione degli utenti che lo visitano anche informazioni utili per accedere a risorse economiche, notizie sul mondo finanziario, con sguardo attento a tutte le categorie di professionisti e a tutti i ruoli sociali (le mamme e i papà, per esempio).

Il confinamento nazionale e la chiusura fisica delle attività commerciali e lavorative hanno ben evidenziato quanto il mercato moderno sia nettamente cambiato. Per le aziende e le attività, per i liberi professionisti soprattutto, mai come ora, il dictat è “essere online, essere presenti nel web”, perché altrimenti non si esiste.

I grandi colossi del web, da Amazon in poi, possono essere sconfitti, se lo vogliamo, ma dobbiamo essere tutti dalla stessa parte: comprare online ma dai nuovi bottegai del web, come li definisco io. Nella bottega sotto casa, dove mi reco per la consueta spesa, io sorrido, rido, faccio chiacchiera, mi confronto sulle notizie e sulla musica (il proprietario del negozio di alimentari è un cultore della musica buona ed è di una simpatia unica, mi diverto un sacco; sua moglie pure è fenomenale): ritrovo il valore umano, la bellezza degli sguardi, del sentirsi tra amici.

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